PREAMBOLO DI JEAN-LUC MÉLENCHON

Chi crede ancora sinceramente alle grandi promesse che ci vengono ripetute ad ogni elezione presidenziale, ovvero quelle di un’Europa sociale, ecologica e democratica?

Ben pochi. Vent’anni di distruzione dei servizi pubblici e dei diritti dei lavoratori, di inquinamento pesante, di concorrenza sfrenata e di continue privatizzazioni sono serviti solo a mettere le istituzioni europee contro i popoli del continente.

La vera storia dell’Unione Europea è una storia di profonda delusione e, dal 2005, di un’usurpazione. In effetti, se l’unione originaria, la famosa « Europa dei Sei », ha cambiato in molte occasioni la sua natura politica, la sua geografia, il suo significato geopolitico, nella storia recente si è superato un limite. Dal « no » al referendum del 2005 da parte di due dei popoli fondatori, trasformato in Francia in un « sì » da un congresso parlamentare di traditori, l’Unione Europea come la conosciamo oggi è una costruzione illegittima rispetto alla sovranità del popolo francese.

L’elezione presidenziale del 2022 ci impone di affrontare seriamente il nostro rapporto con l’Unione Europea e la nostra strategia. Non si tratta di chiedersi come sarebbe l’Europa in un mondo ideale. Si tratta di darsi i mezzi per applicare in Francia un programma di rottura ecologica, democratica, economica e sociale con il passato, anche se ciò significa contravvenire alle regole europee. Rifiutiamo il dibattito astratto pro o contro l’Europa che Emmanuel Macron vorrebbe instaurare. Certo, la nostra tradizione storica rimane quella dell’internazionalismo, e certo, siamo a favore della cooperazione internazionale, quando migliora le condizioni di vita e ci permette di affrontare collettivamente le sfide comuni! Ma ci rifiutiamo di imporre al popolo francese dei vincoli che ha rifiutato e che impediscono il progresso ecologico e sociale.

Proponiamo quindi un’altra strada: rispettare scrupolosamente la sovranità popolare in Europa e imporre in ogni circostanza un principio di non regressione in termini ecologici e sociali. Il nostro obiettivo è semplice: desideriamo quanto c’è di meglio in termini di progresso ecologico e sociale. Il nostro impegno è chiaro: realizzare il nostro programma, dall’inizio alla fine.

Per fare questo, la nostra strategia europea si basa su una chiara analisi degli ostacoli posti dalle norme europee all’applicazione del nostro programma e propone un metodo per eliminare questi ostacoli. Un metodo che prevede la costruzione di un equilibrio di potere e misure unilaterali di disobbedienza.

Tutta la storia dell’Unione Europea è fatta di questi rapporti di forza e di cooperazione a geometria variabile: è il momento di farne uso per poter realizzare il nostro programma. Altrimenti, saremo condannati alle bugie elettorali e ai tradimenti dei governi precedenti.

I nostri avversari lo hanno capito bene e sono sempre stati capaci di trovare scappatoie per ottenere ciò che volevano: il popolo francese possiede i mezzi per far rispettare la sua volontà, se fa forza sul mandato popolare che vorrà concedere alle proposte del nostro programma « l’Avenir en commun ».

Avere una visione chiara della situazione dell’Unione Europea

I risultati catastrofici del quinquennio europeo di Macron

Emmanuel Macron vede se stesso come il leader d’Europa, ma il suo bilancio europeo è catastrofico. Ha ceduto su tutto: alle ossessioni contabili dei governi del Nord, così come agli eccessi autoritari dei governi dell’Est. I suoi grandi discorsi sul cambiamento climatico e sulla disuguaglianza non si sono mai trasformati in azione. Il suo governo si è compromesso in alleanze vergognose per affossare le rare misure di progresso umano ed ecologico. E la sua conferenza sul futuro dell’Europa, un « grande dibattito » che avrebbe dovuto riconciliare i popoli europei e l’Unione europea, è una farsa e un flop democratico.

Macron ha ceduto su tutto

Macron si è battuto dietro le quinte per ottenere il peggio

Il contesto del 2022 offre opportunità per una svolta del governo francese

Nel 2022 l’Unione europea si troverà ad un bivio

Le istituzioni europee sono più fragili che mai

La Commissione europea è più debole che mai:

L’ideologia europea del mercato totale viene sconfitta e sfidata

Industria europea minacciata:

Il quadro europeo sta fallendo di fronte alla crisi climatica:

Lo Stato sociale sotto attacco:

Il diritto europeo porrà molti ostacoli all’applicazione dell’Avenir en commun

Ci impegniamo con fermezza affinché il programma scelto dal popolo francese in caso di vittoria alle elezioni presidenziali sia applicato integralmente. Ciò significherà confrontarsi con le istituzioni europee, perché l’attuazione di un certo numero di misure sarà in contraddizione con il diritto europeo (trattati, direttive o regolamenti). La nostra strategia europea si basa su uno studio serio e lucido di questi blocchi.

Abbiamo quindi esaminato il programma de l’Avenir en commun attraverso il setaccio del diritto europeo e identificato le principali incompatibilità:

L’attuazione di un ambizioso programma ecologico è incompatibile con le attuali norme europee

L’Unione Europea proclama (sulla carta) grandi ambizioni sul clima. Tuttavia, molte delle misure necessarie per affrontare l’emergenza ecologica, in particolare quelle sostenute dalla Convenzione dei cittadini sul clima, sono rese impossibili dall’ossessione europea per la liberalizzazione e la concorrenza.

Sviluppare il trasporto sostenibile? Ma le reti di trasporto pubblico sono state smantellate, privatizzate o commercializzate per soddisfare i requisiti della concorrenza europea. Di conseguenza, lo Stato ha perso la capacità di sviluppare una rete di trasporto pubblico.

Passare al 100% di energia rinnovabile e ridurre le bollette energetiche per le classi lavoratrici? La privatizzazione e la liberalizzazione di EDF e Engie (ex GDF) ci hanno fatto perdere il controllo della nostra sovranità energetica e l’introduzione della concorrenza tra i fornitori di energia ha portato ad aumenti di prezzo di almeno il 60%. Il mercato europeo dell’energia voluto dalla Commissione e sostenuto da Macron accelera la logica della speculazione che ci impedisce di realizzare una vera pianificazione energetica che protegga il clima e i cittadini.

Creare mense biologiche, locali e alloggi ecologici? Ma i nostri contratti pubblici sono stati messi in concorrenza anche a livello europeo, per cui è sempre meno possibile dare la priorità ai criteri ecologici rispetto al prezzo. Questo significa che vengono privilegiate le aziende inquinanti e i prodotti provenienti dell’altra parte dell’Unione Europea.

Un’aliquota IVA modulata in funzione della distanza percorsa dal prodotto importato? L’Unione Europea la rifiuta in nome di una concorrenza libera e senza distorsioni.

Insomma, qualsiasi pianificazione ecologica seria deve anticipare questi ostacoli e sviluppare una strategia per superarli: perché seguire alla lettera le attuali regole europee significa condannarsi all’impotenza nei confronti del clima e della biodiversità.

La nostra strategia per superare i blocchi europei

Sulla base di questa analisi delle incompatibilità del nostro programma con il diritto europeo, la nostra strategia europea mira a rimuovere questi blocchi, uno dopo l’altro, con un metodo di governo basato sul rispetto della volontà popolare.

Proponiamo agli Stati e ai popoli d’Europa una rottura concertata con gli attuali trattati europei (piano A).

Ciò comporterà la negoziazione di nuovi documenti europei compatibili con le emergenze climatiche e sociali e sottoposti all’approvazione di un referendum del popolo francese. Proporremo in particolare:

In ogni caso, attueremo immediatamente il nostro programma a livello nazionale affrontando il confronto con le istituzioni europee (piano B).

Queste due strategie si alimentano a vicenda: è agendo in avanscoperta che saremo in grado di guidare gli altri popoli europei!

La nostra logica è semplice. Finché non si raggiunge un accordo per cambiare i trattati, discutiamo con i nostri partner e disobbediamo alle regole di blocco in parallelo. Se viene raggiunto un accordo, sarà sottoposto a un referendum.

Affermare la nostra strategia: per un’Europa al servizio del popolo!

Insieme ai nostri alleati del gruppo della Sinistra al Parlamento europeo, stiamo difendendo una visione comune e lotte comuni in tutta Europa. Queste dieci priorità stabiliscono un percorso politico coerente per una profonda revisione sia degli obiettivi che del funzionamento dell’Unione europea. Si tratta, in particolare, di disposizioni che richiedono una revisione dei trattati, che metteremo sul tavolo dei negoziati in occasione del grande vertice europeo che organizzeremo non appena saremo al potere nell’ambito della presidenza francese dell’Unione europea.

Le nostre dieci priorità per l’Europa!

Fare della lotta contro l’emergenza climatica, la perdita di biodiversità e le disuguaglianze sociali una priorità: includere la giustizia sociale e il rispetto dei limiti planetari nei valori dell’Unione Europea, fissare un obiettivo di riduzione di almeno il 65% delle emissioni di gas serra entro il 2030, creare nuove risorse proprie sostenibili ed eque per finanziare gli investimenti di interesse generale, e mettere la politica agricola comune al servizio di un modello di agricoltura che rispetti il mondo vivente.

Mettere fine alle restrizioni monetarie e di austerità europea: abrogare le regole di austerità finanziarie del 3% di deficit e del 60% di debito, permettere alla BCE di prestare direttamente agli Stati e finanziare esclusivamente attività sostenibili, e cancellare il debito Covid per permettere agli Stati di investire massicciamente nella biforcazione ecologica e sociale.

Estendere i diritti sociali: porre fine alla disparità di trattamento dei lavoratori distaccati, garantire un nucleo europeo di diritti sociali e stabilire un quadro di salari minimi europei per combattere il dumping e migliorare le condizioni di lavoro, e imporre una presunzione di lavoro subordinato per i lavoratori delle piattaforme per prevenire l’uberizzazione del mondo del lavoro attraverso l’uso fraudolento dello status di lavoratore autonomo.

Sradicare l’evasione fiscale: garantire la piena trasparenza fiscale per le multinazionali, introdurre un’aliquota minima di imposta sulle società e mettere in atto sanzioni contro i paradisi fiscali europei e gli evasori fiscali per fermare la concorrenza fiscale all’interno dell’UE.

Uscire dal mercato: rivedere il diritto europeo della concorrenza per permettere lo sviluppo di poli pubblici incaricati di tutti i servizi d’interesse generale, garantire la protezione dei beni comuni togliendoli dal mercato e permettere agli appalti pubblici di favorire l’economia sociale e solidale.

Stabilire un protezionismo sociale ed ecologico: passare da una logica di libero scambio a un protezionismo solidale che rispetti gli accordi di Parigi, le convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e il diritto internazionale, rifiutare qualsiasi nuovo accordo che non rispetti questi principi e mettere in atto dazi doganali sociali ed ecologici alle frontiere europee per proteggere la nostra industria, i lavoratori e l’ambiente dal dumping internazionale.

Accogliere i migranti con dignità: porre fine ai regolamenti di Dublino per organizzare la loro accoglienza in modo coordinato tra gli Stati membri, garantire il rispetto dei diritti degli esuli e degli impegni internazionali in materia di asilo, porre fine alla militarizzazione delle frontiere da parte dell’agenzia Frontex e sviluppare un corpo di soccorso in mare.

Difendere la pace: dire no all’Europa della difesa sostenuta dalla NATO, che fa parte di una strategia statunitense per intensificare le tensioni in tutto il mondo, difendere il quadro multilaterale dell’ONU, sostenere e difendere il trattato di non proliferazione delle armi nucleari, porre fine alle esportazioni di armi ai regimi oppressivi, sostenere gli spazi regionali e internazionali per il dialogo diplomatico.

Conquistare l’uguaglianza: applicare la clausola più favorevole (« Clause de l’européenne la plus favorisée ») per armonizzare i diritti delle donne in tutta Europa dall’alto verso il basso, inserire il diritto all’aborto e tutti gli altri diritti sessuali e riproduttivi nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, e portare a compimento il progetto di una direttiva UE completa e universale contro tutte le forme di discriminazione basate su origine, sesso, disabilità, orientamento sessuale o identità di genere.

Rafforzare la democrazia: sospendere i finanziamenti europei agli Stati membri che non rispettano lo stato di diritto e le libertà fondamentali, coinvolgere meglio i parlamentari nazionali nel processo decisionale europeo, controllare rigorosamente le lobby, rafforzare il ruolo degli eurodeputati introducendo un diritto di iniziativa per il Parlamento europeo e rivedere la distribuzione del potere tra le istituzioni europee per renderle più democratiche e trasparenti, e introdurre nuove forme di partecipazione come un’iniziativa vincolante dei cittadini europei (un referendum d’iniziativa cittadina europea) e un organo consultivo permanente dei cittadini.

Affrontare il necessario confronto con le istituzioni europee con due strumenti: rapporti di forza e disobbedienza

Prevediamo di destabilizzare la macchina di Bruxelles e di entrare in confronto con essa. Da 60 anni, l’Unione Europea non è una costruzione fissa: è uno spazio politico basato su relazioni di potere e cooperazione a geometria variabile. È stata costruita e si è evoluta solo in contesti di crisi e di lotte di potere tra Stati. Questa volta useremo tutto il peso della Francia per realizzare il nostro programma. Il conflitto è inerente al processo decisionale europeo e i nostri avversari non esitano a ricorrervi.

Questa strategia di confronto poggia su due pilastri che devono essere usati simultaneamente: l’equilibrio di potere nel Consiglio europeo e la disobbedienza alle regole che bloccano l’applicazione del nostro programma.

Stabilire un rapporto di forza

La Francia è tutt’altro che impotente – mobiliteremo tutte le nostre leve d’azione per esercitare un’influenza in seno al Consiglio europeo:

Oltre a queste leve principali, ci sono altri strumenti specifici che ci permettono di mantenere la pressione sulle istituzioni europee: il ricorso alle minoranze di blocco sui testi legislativi, l’astensione costruttiva, il boicottaggio di organismi o riunioni da soli o in gruppo, il rifiuto di convalidare le nomine per alcuni posti chiave.

I nostri avversari non esitano ad usare il conflitto per raggiungere i loro obiettivi!

I governi europei liberali, di destra e di estrema destra sono i primi ad entrare in conflitto con l’Unione Europea quando non sono contenti di una decisione. Anche ricorrendo a forme di ricatto per ottenere ciò che vogliono, costringere gli altri a cedere o bloccare uno sviluppo a cui si oppongono.

  • De Gaulle usò il sistema della sedia vuota per preservare il principio del voto all’unanimità per le decisioni più importanti e ottenere così il « compromesso di Lussemburgo ».
  • Dopo il « I want my money back » della Thatcher, i conservatori britannici hanno ottenuto diverse deroghe con la forza diplomatica (riduzioni, orario di lavoro, cooperazione con la polizia, ecc.).
  • Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Austria e Germania hanno minacciato di bloccare il piano di recupero europeo per mantenere o addirittura aumentare le riduzioni (7,6 miliardi di euro ogni anno in totale) al loro contributo al bilancio dell’Unione Europea.
  • La Polonia e l’Ungheria hanno fatto lo stesso per indebolire il criterio dello stato di diritto per ricevere le sovvenzioni dell’UE.
  • Regno Unito, Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno guidato una coalizione per ritardare l’adozione di una revisione della direttiva sui lavoratori distaccati attraverso una minoranza di blocco nel Consiglio.
  • I paradisi fiscali europei tra cui Irlanda, Lussemburgo e Malta hanno bloccato per anni i piani per armonizzare la tassazione delle società in Europa minacciando di usare il loro potere di veto.

Agire da soli o con gli altri?

Favoriremo sempre le iniziative collettive. La Francia può, per esempio, mobilitare l’alleanza dei Paesi del sud nel club EuroMed 7 (Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e Malta) creata per affrontare la lega dei « Paesi frugali » che vogliono ristabilire al più presto le regole di austerità sospese e rafforzarle ovunque.

Ma siamo anche pronti ad agire da soli se necessario. La Francia ha un particolare peso demografico, economico (2a economia europea), diplomatico e storico all’interno dell’Unione Europea: è ora di mobilitarla per mettere in moto la necessaria biforcazione ecologica e sociale! Seguiremo sempre la stessa linea: rispettare la scelta democratica degli elettori e applicare il nostro programma.

In questo modo, saremo in grado di creare spazio di manovra a livello nazionale e di innescare cambiamenti collettivi a livello europeo. Questo non isola la Francia, al contrario, la rimette al centro del gioco diplomatico europeo.

L’Unione Europea è sempre stata una cooperazione a più velocità

L’Unione Europea non è un sistema « prendere o lasciare », ma un quadro a geometria variabile che offre spazio di manovra a coloro che hanno i mezzi per coglierlo. Questa è la prova che è possibile per alcuni Stati adattare le regole europee alla volontà popolare nazionale.

La Francia può bloccare la firma di nuovi accordi di libero scambio!

Nonostante tutti i discorsi sulla « delocalizzazione » e « protezionismo europeo », la Commissione si ostina più che mai sul libero scambio. Gli accordi commerciali sono in vigore con 77 Paesi, 24 nuovi sono stati adottati e 5 sono in fase di negoziazione!

Eppure questa è una follia sia in termini di ecologia (prosegue il più grande trasloco del mondo) che di diritti umani (si incoraggia il dumping sociale e lo sfruttamento dei lavoratori in condizioni catastrofiche). L’opposizione agli accordi di libero scambio sta crescendo ovunque. Più di 2.000 collettività europee si sono dichiarate contro il TAFTA o il CETA. Più di 3 milioni di persone di 14 Paesi hanno firmato l’iniziativa dei cittadini europei contro questi accordi.

Quindi il nostro impegno è chiaro: nessun nuovo accordo di libero scambio che distrugga il pianeta e i diritti umani entrerà in vigore mentre siamo al potere. Ed è perfettamente possibile!

Da quando la Vallonia è riuscita a impedire la firma dell’accordo misto dell’UE con il Canada (CETA) nel 2016, la Commissione europea ha separato la parte « semplice » degli accordi di libero scambio dalla parte « mista » (è stato il caso dell’accordo con il Vietnam, per esempio).

  • Per i cosiddetti accordi « misti » (la maggioranza degli accordi), che invadono le competenze riservate agli Stati membri dai trattati europei, gli Stati devono approvare la conclusione dell’accordo all’unanimità. Ogni governo ha quindi un diritto di veto e può rifiutarsi di ratificare un accordo! Questo è ciò che la Convenzione Cittadina per il Clima ha chiesto a Macron per il CETA, che ha rifiutato. Ed è quanto faremo sistematicamente.
  • Per gli accordi « semplici«  (più rari), che rientrano nella competenza esclusiva dell’Unione Europea, è teoricamente necessaria una maggioranza qualificata per respingere un accordo, il che è tutt’altro che irraggiungibile con il sostegno della società civile!

In entrambi i casi, avremo quindi i mezzi per opporci a loro. Per quanto riguarda gli accordi attuali, chiederemo l’applicazione sistematica delle clausole di sospensione in caso di violazioni dei diritti umani o ambientali da parte degli Stati firmatari.

Praticheremo la disobbedienza, qualora sia necessaria per attuare il nostro programma!

La disobbedienza non è un obiettivo politico in sé. Ma non esiteremo a farlo ogni volta che sarà necessario, anche da soli all’inizio. In questo modo, saremo un’avanguardia al fine di acquisire esenzioni per alcuni Stati o un progresso più generale per tutti i 27 Stati membri.

La disobbedienza può assumere varie forme:

La Francia può decidere di ritirarsi unilateralmente da alcuni programmi

A diversi Paesi è stata concessa l’opzione di ritiro (opt-out) da alcune politiche dell’UE. Infatti, queste disposizioni non sono mai state applicate a loro!

La Francia potrebbe quindi ritirarsi unilateralmente dai programmi a cui non vuole partecipare (come l’Europa della difesa).

La disobbedienza è necessaria e legale!

Alcune regole europee sono in conflitto con gli standard internazionali a cui la Francia si è impegnata, o con alcuni standard nazionali. Pertanto, possiamo disobbedire a queste regole rispettando sempre lo stesso principio: dare la precedenza ai diritti sociali, ecologici e democratici più ambiziosi.

In Germania, la Corte di Karlsruhe non ha esitato a sfidare il diritto europeo sulla base del diritto fondamentale tedesco. Negli ultimi 15 anni, e di nuovo molto recentemente, il Consiglio Costituzionale francese ha anche affermato il suo potere di mettere da parte la legge europea quando questa contravviene alle regole e ai principi inerenti all’identità costituzionale francese. Lo stesso Consiglio Costituzionale lo ha ricordato in una decisione del 15 ottobre 2021, in cui ha invocato l’identità costituzionale per dare la precedenza ad una norma francese su una norma europea, cioè il divieto di delegare l’esercizio della forza pubblica a persone private. Il governo francese non esiterà a fare lo stesso invocando il preambolo della Costituzione del 1946 per istituire poli pubblici e rimuovere settori essenziali come l’energia dalla logica europea della concorrenza. Il preambolo del 1946, che è ancora in vigore oggi, afferma che « ogni bene, ogni impresa, la cui utilizzazione ha o acquista i caratteri di un servizio pubblico nazionale o di un monopolio di fatto, deve diventare proprietà della collettività ».

È disobbedendo che guidiamo gli altri!

La disobbedienza permette di creare precedenti che costringono le istituzioni europee ad autorizzare deroghe o statuti speciali, e persino a generalizzare queste misure per tutti gli Stati membri.

I nostri avversari non hanno aspettato che noi disobbedissimo

« Disobbedienza » è una parola tabù nel dibattito politico francese, ma in realtà è ampiamente utilizzata da molti Stati membri, in particolare dai nostri avversari liberali o di estrema destra.

Spesso in peggio, a spese dei diritti umani, ecologici e sociali…

  • Polonia e Ungheria sfidano i diritti delle persone LGBTI e dei migranti e attaccano l’indipendenza della magistratura.
  • L’Italia non sta rispettando gli standard europei sull’acqua potabile.
  • La Germania non è riuscita a soddisfare i requisiti di qualità dell’aria dell’UE.
  • L’Ungheria non sta rispettando le regole dell’UE sul trattamento delle acque reflue urbane.

E Macron non è l’ultimo a disobbedire quando gli conviene!

  • Agli standard europei di qualità dell’aria, nonostante le condanne dei tribunali.
  • Alla direttiva sull’orario di lavoro, che si rifiuta di applicare ai militari.
  • Ai requisiti di protezione dei dati che ignora perseguendo la conservazione generalizzata dei dati di connessione con il pretesto della lotta al terrorismo.
  • All’obbligo di effettuare ispezioni tecniche dei veicoli a due ruote, per il quale ha sospeso il decreto di applicazione che prevedeva la sua attuazione nel 2023.
  • Al divieto di certe pratiche di caccia « non selettive » come la caccia con la colla!

… Ma anche per evitare di sottomettersi alle restrizioni economiche che loro stessi hanno creato e difeso!

I liberali difendono con le unghie e con i denti le assurde restrizioni economiche imposte agli Stati membri nel quadro del semestre europeo. In particolare l’arbitraria regola d’oro del deficit al 3%, inventata un giorno in tutta fretta senza che nessuno sia stato in grado di giustificarne la razionalità economica.

Concorrenza, austerità, aiuti statali: molte di queste pericolose regole che impediscono agli Stati di agire sono state sospese durante la crisi. Ma molti governi liberali le stavano già disobbedendo!

  • In 20 anni, la « regola d’oro » del 3% di deficit pubblico è stata violata 171 volte, tra cui 7 volte dalla Germania, senza che sia stata imposta alcuna sanzione.
  • La Germania si è fatta convalidare 200 milioni di euro in aiuti di Stato per modernizzare il suo trasporto ferroviario come « vantaggioso per l’ambiente » e « proporzionato e necessario », e 500 milioni di euro in aiuti per finanziare l’efficienza energetica nei trasporti.
  • I Paesi Bassi e la Germania hanno contravvenuto per anni alle regole che regolano il livello di surplus commerciale (che non dovrebbe superare il 6% del PIL a lungo termine) per evitare squilibri eccessivi tra gli Stati, senza mai essere sanzionati.
  • Durante la crisi del debito sovrano, gli Stati europei hanno concluso durante la notte un trattato intergovernativo parallelo all’UE per creare un meccanismo di salvataggio delle banche, evitando un blocco legale.

Siamo pronti ad attuare questa strategia

Questa strategia è credibile e realistica: abbiamo previsto e siamo pronti a rispondere alle possibili reazioni del settore finanziario e delle istituzioni europee.

Resistere alle pressioni del sistema finanziario

La sfera finanziaria non è al servizio dell’economia reale. Al contrario, le sue attività sono sempre più speculative, anche in relazione agli Stati, come hanno dimostrato gli attacchi alla Grecia nel 2008 e all’Italia o alla Spagna nel 2020. L’attuazione di un programma politico ostile agli interessi della finanza e in rottura con il quadro economico europeo può portare a tentativi di lotta per il potere da parte dei mercati o delle agenzie di rating.

Abbiamo gli strumenti per difendere le nostre capacità di finanziamento

Se la capacità di prestito della Francia è messa a rischio, prenderemo misure unilaterali per continuare ad essere in grado di finanziarci:

La Banca Centrale Europea è sempre più obbligata ad intervenire per conto degli Stati di fronte ai mercati

Abbiamo raggiunto un tale livello di interdipendenza delle nostre economie che la Banca Centrale Europea (BCE) si trova a dover difendere i tassi di interesse degli Stati sui mercati, anche se questo significa disobbedire ai trattati stessi! In linea di principio, i trattati proibiscono alla BCE di finanziare gli Stati. Ma con il susseguirsi delle crisi, la BCE è stata costretta ad allontanarsi da questo principio.

La Francia rappresenta il 20% del PIL della zona euro. In caso di attacchi speculativi al debito pubblico della Francia, il rischio di esplosione per l’intera zona euro sarà molto maggiore che con la Grecia. La BCE non correrà il rischio di un tale collasso finanziario e della scomparsa dell’euro.

Resistere alle misure di ritorsione delle istituzioni europee

La disobbedienza al diritto europeo si accompagna ad un rischio teorico di sanzioni principalmente finanziarie da parte delle istituzioni dell’UE:

Sanzioni rare, tardive, contestabili e negoziabili

Queste sanzioni teoriche sono soprattutto parte delle lotte di potere politico e non sono applicate immediatamente o sistematicamente. Tutt’altro!

Anche noi abbiamo dei mezzi di pressione

Sono quindi improbabili sanzioni europee massicce e simultanee contro la Francia. La logica della strategia di lotta per il potere e la disobbedienza è quella di ottenere statuti di deroga.

Ma se le istituzioni europee dovessero davvero imporre delle sanzioni alla Francia, avremmo in ogni caso i mezzi di pressione per affrontarle.

CONCLUSIONE: un piano serio e credibile!

Con questa strategia, presentiamo un piano serio e credibile per aggirare gli ostacoli posti dalle attuali regole europee per l’attuazione del nostro programma. È un pegno di credibilità e fiducia: con noi, non ci saranno brutte sorprese, né un discorso come quello di Hollande a Bourget, dove l’ex presidente ha dichiarato che il nemico era la finanza, salvo poi inchinarsi davanti ad essa. Noi diremo cosa intendiamo fare e come lo faremo.

Questo è in contrasto con i discorsi convenzionali sull’Europa che sentiamo in Francia in tutte le campagne elettorali. Basta con la falsa idea che l’Europa ci protegge quando in realtà l’Unione Europea sta organizzando lo smantellamento del nostro apparato produttivo, la distruzione dei nostri servizi pubblici, la distruzione dei nostri strumenti di pianificazione ecologica e l’indebolimento del nostro modello sociale. Basta con le promesse vuote e la mancanza di una strategia credibile sul futuro avvento di un’Europa sociale promessa ad ogni elezione per 40 anni. Basta con la mancanza di coraggio da parte di leader politici incapaci di mettere tutto il peso della Francia nell’equilibrio del potere europeo.

Scommettiamo sulla determinazione e la mobilitazione collettiva del popolo per un futuro diverso in Francia e in Europa. Perché, come diceva il rivoluzionario Saint-Just, la felicità è un’idea nuova in Europa!

« SUPERARE I BLOCCHI EUROPEI: 5 CASI PRATICI »

Per ricostruire servizi pubblici universali di qualità e di prossimità, rifiutare l’austerità del semestre europeo

In 20 anni, i nostri servizi pubblici, che sono comunque un pilastro dello stato sociale francese, sono stati smantellati. La pandemia ha mostrato la portata del disastro negli ospedali, che sono stati privati di personale e attrezzature. Ma la situazione è la stessa in tutti i servizi pubblici. Le aule stanno esplodendo a causa della mancanza di insegnanti, i locali scolastici sono insalubri e le attrezzature sono fatiscenti. Le linee ferroviarie giornaliere sono state tagliate, le biglietterie e le stazioni stanno chiudendo. Gli uffici postali stanno scomparendo. Ci vogliono ore di guida per arrivare ad un ufficio CAF. I tempi nei procedimenti legali si stanno allungando.

L’asfissia dei nostri servizi pubblici non viene dal nulla, ma dalla politica economica di ultra-austerità guidata dall’Unione Europea (e approvata da Sarkozy, Hollande, Macron) e dal suo strumento di controllo dei bilanci nazionali, il semestre europeo. Un po’ troppo debito pubblico? Il budget dell’ospedale pubblico deve essere tagliato, o meglio « controllato ». Troppo deficit pubblico? Bisogna « fare economia » nel bilancio della SNCF. E se uno Stato si rifiuta, è passibile di sanzioni finanziarie. Ma solo in teoria. Da quando il meccanismo è stato creato nel 2011, le regole di bilancio europee sono state violate 171 volte, senza che sia stata imposta alcuna sanzione.

Siamo pronti a discutere nuove regole economiche, compatibili con il finanziamento dello stato sociale e la biforcazione ecologica. Ma nel frattempo ci rifiuteremo di sottometterci alle raccomandazioni della Commissione nel quadro del semestre europeo e ai dogmi economici che non hanno alcuna base democratica. Annunceremo la nostra intenzione di non rispettare più le assurde regole sul deficit e sul debito pubblico, e se necessario invocheremo altri impegni che ci costringono a investire nel clima, come l’Accordo di Parigi e la legge europea sul clima. E se ci vengono imposte sanzioni finanziarie, le detrarremo dal nostro contributo al bilancio dell’UE.

Per l’accesso all’energia economica e sostenibile per tutti, disobbediamo alle regole della concorrenza

Dall’apertura alla concorrenza, i prezzi dell’elettricità in Francia sono aumentati di almeno il 60% e con essi la precarietà energetica: sempre più famiglie hanno difficoltà a pagare le bollette, sono costrette a riscaldarsi meno, anche a costo di sofferenza, e temono di vedersi l’elettricità tagliata.

Questa situazione inaccettabile è il risultato di un’altra moda dell’Unione Europea: l’apertura del settore energetico alla concorrenza. Già nel 1999, l’Unione Europea ha iniziato a costruire un grande mercato unico dell’energia, promettendo che avrebbe fatto scendere i prezzi. Ma questa promessa non si è mai avverata. Invece, l’energia è stata consegnata ad operatori privati, più interessati alla redditività e al profitto che alla stabilità dei prezzi, e gli operatori pubblici sono stati smantellati.

Di fronte ad una nuova esplosione dei prezzi del gas e dell’elettricità nel 2021, stati come Spagna e Italia hanno adottato senza indugio misure di controllo dei prezzi, anche se ciò significa violare le regole europee sulla concorrenza. Di fronte alla portata della crisi e alle reazioni degli Stati, la Commissione europea è stata costretta ad accettare e persino convalidare queste misure, ma solo su base temporanea.

La Commissione europea non sta quindi mettendo in discussione il mercato unico dell’energia, anche se questo è il cuore del problema: l’energia è un bene comune che non può essere mercificato. Proponiamo di rinazionalizzare questo settore, ricostituendo il polo energetico pubblico smantellato dall’apertura alla concorrenza. Questo richiederà di disobbedire alla legge europea sulla concorrenza, ma è a questa condizione che possiamo garantire la transizione verso il 100% di energia rinnovabile, la stabilità dei prezzi e la sicurezza dell’approvvigionamento per tutti, comprese le famiglie più vulnerabili.

Riorientare l’uso dei fondi della PAC per un cibo sano e sostenibile

La Politica Agricola Comune struttura il sistema alimentare europeo e ha un bilancio disastroso: gli agricoltori sono infelici, il numero di contadini sta diminuendo, il cambiamento climatico è in atto, la biodiversità sta crollando, l’aria, l’acqua e il suolo sono inquinati e gli animali soffrono.

È quindi essenziale reindirizzare l’uso del suo bilancio (la più grande voce di spesa dell’UE con 408 miliardi di euro nel periodo 2014-2020) a livello nazionale utilizzando tutto il margine di manovra lasciato agli Stati membri per decidere la sua assegnazione.

L’Austria l’ha capito in parte, dato che dedica già più del 25% dei suoi terreni agricoli all’agricoltura biologica e supera già gli obiettivi europei per il 2030. Al contrario, Macron e il suo Ministro dell’Agricoltura hanno intenzione di mantenere lo status quo con la loro PAC di « stabilità », che continua la corsa sfrenata nel settore agro-industriale.

Invece, quando andremo al potere, ci impegniamo a utilizzare i 10 miliardi di euro all’anno del bilancio della PAC francese per metterli al servizio di una formidabile accelerazione della transizione agro-ecologica. Potremo così aumentare massicciamente il sostegno per l’agricoltura biologica, per l’insediamento di nuovi agricoltori, per il benessere degli animali, per tutti coloro che sono stati dimenticati dalla PAC, come arboricoltori e orticoltori, e iniziare finalmente a liberarsi dell’iniquo sistema di sussidi per ettaro per ridistribuirli in modo più equo verso le piccole e medie aziende agricole.

Dobbiamo anche disobbedire al quadro europeo che impone la mercificazione dell’agricoltura e introdurre unilateralmente misure protezionistiche per evitare il dumping ecologico e sanitario all’interno dell’Unione Europea, vietando l’uso di alcuni pesticidi, per esempio in nome del principio di precauzione, come la Francia ha già fatto con il biossido di titanio.

Per proteggere tutti i lavoratori, dobbiamo uscire dal lavoro distaccato

Il lavoro distaccato mette i lavoratori in competizione tra loro, indebolisce le loro condizioni di lavoro e danneggia le protezioni collettive duramente conquistate. Permette alle aziende di assumere lavoratori stranieri in Francia, pagando i contributi sociali previsti dal Paese di origine. Tuttavia, questi contributi sono spesso estremamente bassi, o addirittura inesistenti in alcuni Stati europei! Il lavoro distaccato discrimina i lavoratori stranieri che forniscono lo stesso lavoro delle loro controparti locali, provoca una concorrenza sleale con i lavoratori francesi e una sotto-quotazione sociale generalizzata. Sentenze e direttive codificano le pratiche di dumping sociale che stanno diventando la norma con questo regime. Tratta le persone come un mero servizio di lavoro piuttosto che come lavoratori mobili e impoverisce i sistemi di protezione sociale per tutti i lavoratori.

Il lavoratore distaccato è sistematicamente confrontato con molteplici violazioni del diritto del lavoro e del diritto sociale: mancato rispetto dell’orario massimo di lavoro e del salario minimo, falsificazione delle ore effettivamente lavorate, mancato pagamento dei contributi sociali, ecc. Il sistema si basa principalmente su una logica di subappalto, dove la responsabilità legale e gli obblighi del datore di lavoro sono tenuti deliberatamente vaghi. Infine, la complessità del sistema impedisce qualsiasi controllo efficace o risposta sindacale alle frodi di massa.

Abbiamo una soluzione « chiavi in mano » per un nuovo sistema che rispetti i lavoratori e i loro diritti. La Francia deciderà unilateralmente di smettere di applicare questa direttiva e di attuare un nuovo quadro giuridico per i lavoratori interessati. Si baserà sul fatto che la direttiva non rispetta la Convenzione 97 dell’OIT sui lavoratori migranti ratificata dalla Francia.

Il regime di lavoro distaccato sarà quindi abolito e sarà ripristinato il principio della parità di trattamento dei lavoratori. I contributi sarebbero pagati a livello dello Stato ospitante, con un meccanismo di trasferimento allo Stato di origine alla fine del distacco. Questo sarebbe completato da un’estensione della protezione dei lavoratori distaccati durante il loro soggiorno nello Stato ospitante (indennità di malattia, copertura degli incidenti sul lavoro).

Recuperare il denaro rubato dall’evasione fiscale, mettere fine all’impunità dei paradisi fiscali europei

L’evasione fiscale da parte degli ultra-ricchi e delle multinazionali è una piaga. Sta rovinando gli Stati, privandoli delle entrate fiscali che sono essenziali per rispondere alla crisi ecologica e di disuguaglianza. Mina la volontà di pagare le tasse mostrando lo spettacolo insopportabile di pochi privilegiati che si ritirano e si rifiutano di contribuire al bene comune.

L’Unione Europea è incapace di rispondere a questo saccheggio fiscale. Nel Consiglio, i paradisi fiscali europei stanno bloccando tutti i tentativi di armonizzazione fiscale. Peggio ancora, le regole dell’UE non permettono ai Paesi dell’UE di essere inseriti nella lista dei paradisi fiscali! L’Unione Europea accetta la propria bancarotta di fronte a coloro che organizzano l’evasione fiscale.

Possiamo uscire da questa situazione di stallo. Dobbiamo chiedere ai nostri partner europei di rispettare le entrate fiscali dei loro vicini e di cambiare il loro modello fiscale. La Francia non è l’unico Stato esasperato dall’egoismo dei paradisi fiscali europei. Possiamo costruire una coalizione su questo tema, per avere un peso nel Consiglio. Anche un singolo Stato non è impotente: possiamo minacciare di bloccare le riduzioni di bilancio di cui beneficiano certi paradisi fiscali se necessario, o decidere, unilateralmente o come gruppo, di sanzionare i Paesi che imbrogliano.

Allo stesso tempo, introdurremo una tassa universale sugli ultra-ricchi francesi e sulle multinazionali che operano in Francia senza pagare la loro giusta quota di tasse. Con un tasso del 25%, la Francia guadagnerebbe 26 miliardi di euro all’anno. Abbastanza da attirare altri Stati affinché facciano lo stesso!

Glossario:

Consiglio europeo: la riunione dei capi di Stato europei.

Regola dell’unanimità: tutti gli Stati membri devono essere d’accordo perché il testo sia adottato.

Regola della maggioranza qualificata: il 55% degli Stati, che rappresentano almeno il 65% della popolazione, devono essere d’accordo perché il testo sia adottato.

Minoranza di blocco: gli Stati che rappresentano il 35% della popolazione europea, possono bloccare l’adozione di un testo.

Presidenza a rotazione dell’Unione Europea: la presidenza del Consiglio Europeo è tenuta a turno da uno stato per 6 mesi. Nel 2022, la Francia avrà la presidenza.

Commissione europea: l’esecutivo europeo che propone e attua le politiche dell’UE.

Parlamento europeo: l’assemblea parlamentare che rappresenta i cittadini europei.

Politica Agricola Comune: politica comunitaria per sviluppare l’agricoltura europea e sostenere gli agricoltori negli Stati membri.

Conferenza sul futuro dell’Europa: consultazione dei cittadini europei sugli obiettivi, le politiche e le istituzioni dell’Unione Europea.

Regola del 3%: un criterio di bilancio che richiede agli Stati membri di mantenere il loro deficit pubblico al di sotto del 3% del PIL.

Opt-out: meccanismo che permette agli Stati di negoziare il loro ritiro da una politica comunitaria.